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EPA e DHA: i potenziali benefici in corso di patologia - II parte.


mercoledì 3 febbraio 2021


EPA e DHA: i potenziali benefici in corso di patologia - II parte

Gli acidi grassi omega 3 vengono consigliati ed utilizzati come supplemento nel trattamento di numerose patologie degli animali domestici tra cui l'insufficienza cardiaca, la malattia renale cronica, l'artrosi, alcune patologie dermatologiche, le malattie gastrointestinali, il diabete mellito, l'obesità, l'ipertensione, iperlipidemia e alcune neoplasie

Ne abbiamo già parlato nell'articolo EPA e DHA: i potenziali benefici in corso di patologia - I parte. Qui di seguito parleremo dei loro potenziali benefici in alcune di queste patologie.

OMEGA 3 E MALATTIA RENALE CRONICA
La malattia renale cronica è una delle patologie più comuni che colpiscono cani e gatti ma le cause che la scatenano sono, ancora oggi, poco conosciute. Maggiori conoscenze si hanno, invece, sugli effetti che questa malattia causa a livello renale e sistemico. Tra di essi citiamo l'ipertensione glomerulare e sistemica, l'ipercoagulabilità, l'ipercolesterolemia e la proteinuria poiché sono quelli sui quali gli omega 3 possono apportare i maggiori benefici.

A livello renale, gli animali affetti da CKD presentano un'ipertensione glomerulare, spesso associata a ipertensione sistemica, che viene influenzata dall'azione degli eicosanoidi renali vaso- attivi. In particolar modo quelli della serie 2 derivanti dall'acido arachidonico inducono vasocostrizione con riduzione del flusso sanguigno e aumento dell'aggregazione piastrinica mentre quelli della serie 3 derivanti dall' EPA hanno effetto vasodilatatore, aiutano a mantenere adeguato il flusso sanguigno renale ed evitano l'aggregazione piastrinica intrarenale che, quando presente, può portare a proteinuria e coagulazione glomerulare con conseguente fibrosi e sclerosi.

Il contenuto nella dieta di omega 3 e omega 6 influenza direttamente la tipologia di eicosanoidi che vengono prodotti a livello renale. Infatti, EPA e DHA, entrando in competizione con l'acido arachidonico, portano a una riduzione della produzione di eicosanoidi della serie 2 ("proinfiammatori" e "proaggreganti") favorendo la produzione di eicosanoidi della serie 3 ad azione protettiva sui reni.

Gli studi effettuati su cani con CKD, indotta sperimentalmente, hanno evidenziato come l'integrazione alimentare di acidi grassi omega 3 porti a una riduzione della proteinuria e prevenga l'ipertensione glomerulare nei cani in cui la dieta viene addizionata con EPA e DHA rispetto a cani in cui vengono somministrati omega 6. Inoltre, i cani trattati con omega 3 presentano una riduzione del colesterolo ematico.

Studi simili non sono ancora stati fatti nei gatti, tuttavia, l'assenza in questa specie dell'enzima delta 6 desaturasi, fa pensare che, ancora di più in questa specie, sia importante fornire direttamente EPA e DHA attraverso l'alimentazione. Infatti, uno studio retrospettivo effettuato su gatti affetti da malattia renale cronica ha evidenziato che il tempo di sopravvivenza è maggiore in gatti nutriti con alte concentrazioni di EPA.

Ad oggi, non esiste un dosaggio specifico e universalmente raccomandato sul quantitativo di omega 3 da integrare nelle diete di animali affetti da malattia renale cronica.

Negli studi sopracitati le quantità di EPA+DHA nelle diete variano da 0,41% a 4,37% su sostanza secca. Quest'ultimo valore supera di più del doppio il limite massimo di sicurezza indicato da NRC e andrebbe utilizzato con estrema cautela. Inoltre, negli studi effettuati, già una dieta con 0,41% di omega 3 su sostanza secca e un rapporto omega 6/omega 3 di 5:1, ha indotto una riduzione dell'ipertensione e degli eicosanoidi pro-infiammatori.

L'intervallo che viene maggiormente indicato per animali affetti da CKD varia tra lo 0,4% e il 2,5% su S.S., ma il valore più alto andrebbe evitato se non in casi estremi. Anche il rapporto omega 6/omega 3 raccomandato fino ad oggi è molto variabile ed è generalmente compreso tra 7:1 e 1:1.

Bauer suggerisce come punto di partenza per animali con malattia renale cronica un dosaggio di EPA+DHA di 140 mg/kg di peso metabolico dell'animale, mentre altri autori parlano di circa l'1% di omega 3 su sostanza secca.

OMEGA 3 e OSTEOARTRITE
In medicina veterinaria sono stati effettuati numerosi studi sui potenziali effetti benefici degli omega 3 in cani affetti da osteoartrite cronica. I risultati mostravano un miglioramento della funzionalità articolare e una riduzione del dolore in cani a cui veniva somministrata un'integrazione alimentare con omega 3.

Questi acidi grassi polinsaturi agiscono in maniera multimodale su questo tipo di patologia.

Essendo l'osteoartrite caratterizzata da un processo infiammatorio cronico, l'utilizzo di EPA e DHA in corso di questa patologia ha come principale scopo quello di ridurre la quantità di acido arachidonico a livello articolare e di conseguenza di diminuire la sintesi di eicosanoidi provenienti da questo acido grasso omega 6. Come già detto in precedenza, questi hanno un'azione proinfiammatoria e una riduzione della loro concentrazione a favore di eicosanoidi provenienti da EPA, si traduce in una riduzione dello stato infiammatorio. Inoltre, EPA e DHA possono sopprimere l'azione dei mediatori infiammatori IL1 e IL2 e del fattore di necrosi tumorale a livello cartilagineo.

Lo stress ossidativo sembra giocare un ruolo fondamentale nell'eziopatogenesi dell'osteoartrite e nella sua progressione. Anche in questo caso gli acidi grassi omega 3 possono apportare dei benefici per il loro effetto naturale antiossidante, soprattutto se la dieta viene ulteriormente integrata con altri antiossidanti come la vitamina E o C. Essi possono diminuire il danno alle cellule sinoviali limitando la produzione di ROS.

Negli studi effettuati sono stati utilizzati quantitativi differenti di omega 3 e anche in questo caso non esiste un dosaggio standard da utilizzare in animali affetti da osteoartrite. Bauer specifica che, in base agli studi effettuati, il dosaggio minimo utile sia di 230 mg/kg di peso metabolico dell'animale. Tuttavia, questo autore consiglia come formula di riferimento 310 mg/kg di peso metabolico dell'animale.

OMEGA 3 E ATOPIA
La dermatite atopica rappresenta una delle patologie dermatologiche più comuni nel cane e nel gatto. È stato stimato che il 10-15% della popolazione canina sia affetta da atopia.

Essa è caratterizzata dalla presenza di prurito e di infiammazione cutanea a cui possono associarsi lesioni come papule e macchie, aree di alopecia, lichenificazione e la formazione di scaglie cutanee. Inoltre, l'autotraumatismo dovuto al prurito può predisporre allo sviluppo di infezioni croniche secondarie.

Nei cani che soffrono di atopia avviene una massiccia produzione di IgE che si legano ai recettori situati sulla superficie delle cellule immunitarie come i mastociti e i macrofagi. Le membrane cellulari dei macrofagi rilasciano acidi grassi polinsaturi che vengono trasformati in eicosanoidi.

Anche in questo caso la produzione e le caratteristiche degli eicosanoidi prodotti dipendono dalla tipologia di acidi grassi polinsaturi che prevalgono all'interno dei tessuti dell'organismo, che a sua volta è influenzata dall'apporto nutrizionale dei diversi tipi di acidi grassi.

Sia l'acido gamma-linolenico (GLA, omega 6) che EPA e DHA entrano in competizione con l'acido arachidonico ostacolando la produzione di eicosanoidi proinfiammatori.

Nel corso degli anni sono stati effettuati numerosi studi sull'efficacia degli acidi grassi polinsaturi come terapia dell'atopia canina e felina. Nonostante i risultati a volte contrastanti, la maggior parte dei risultati ha evidenziato un netto miglioramento della sintomatologia in cani atopici che ricevevano un'integrazione alimentare con EPA e DHA, soprattutto quando associati all'utilizzo di GLA.

In letteratura vengono riportati dosaggi differenti da poter utilizzare in corso di atopia: questi valori oscillano tra 1,2 mg e 6,9 mg per kg di peso corporeo di EPA. Bauer suggerisce come dosaggio di EPA + DHA in stati infiammatori o disordini immunitari 125 mg/kg di peso metabolico.

OMEGA 3 E IPERLIPIDEMIE
L'iperlipidemia è un disturbo del metabolismo lipidico che si traduce in un aumento dei lipidi nel sangue, in particolare dei trigliceridi e/o del colesterolo.  Essa può essere primaria (genetica o familiare) o secondaria a disordini endocrini (come il diabete mellito, l'ipotiroidismo o l'iperadrenocorticismo) oppure a pancreatite.

La dieta per questo disturbo prevede una restrizione dei lipidi assunti con la dieta.

Tuttavia, diete ricche in omega 3 sono state utilizzate con un certo successo per migliorare l'ipertrigliceridemia nell'uomo e negli animali da laboratorio. Nel cane e nel gatto, gli studi sono ancora molto limitati, soprattutto in animali con iperlipidemie clinicamente significative.

In letteratura alcuni autori consigliano l'utilizzo di olio di pesce in animali con aumento del colesterolo ematico. Gli unici dosaggi suggeriti sono quelli di Bauer che consiglia 120 mg di EPA + DHA per kg di peso metabolico.

OMEGA 3 E DIABETE
Anche sull'utilizzo di omega 3 in corso di diabete gli studi sui cani e gatti sono ad oggi molto limitati. In bibliografia le opinioni sul loro utilizzo sono contrastanti: alcuni autori ne consigliano l'utilizzo per la loro utilità in corso di dislipidemia, spesso associata al diabete, mentre altri autori ne sconsigliano l'uso.

OMEGA 3 E OBESITÀ
Ad oggi i dati sull'azione benefica dei PUFA in corso di obesità negli animali domestici sono pochi. Tuttavia, pensando ai meccanismi d'azione di EPA e DHA, alcuni autori suggeriscono il loro utilizzo in cani e gatti obesi per ridurre lo stato infiammatorio low grade associato all'obesità e favorire la lipomobilizzazione.

OMEGA 3 E PATOLOGIE NEOPLASTICHE
In medicina umana ci sono prove dell'effetto benefico degli acidi grassi omega 3 in corso di alcune neoplasie come il cancro al seno, al colon-retto e alla prostata, con un rallentamento della crescita di tumori e una riduzione dell'incidenza di metastasi. In veterinaria non esistono molti studi a riguardo, ma considerato il possibile ruolo del TNF e dell'interleuchina 6 nella patogenesi della cachessia tumorale, si presuppone che l'utilizzo di omega 3 in animali affetti da neoplasia possa ridurre l'incidenza della cachessia.

Inoltre, uno studio in cani con linfoma ha evidenziato un aumento significativo dell'intervallo libero da malattia e del tempo di sopravvivenza nei soggetti la cui dieta veniva integrata con acidi grassi omega 3.

BIBLIOGRAFIA:
- Bauer, JE. Therapeutic use of fish oils in companion animals. JAVMA. 2011;239(11):1441
- Biagi G., Mordenti A. and Cocchi M. The role of dietary omega 3 and omega 6 essential fatty acids in the nutrition of dogs and cats: A review. Progress in nutrition january 2004.
- Comblain F, Serisier S, Barthelemy N, Balligand M, Henrotin Y. Review of dietary supplements for the management of osteoarthritis in dogs in studies from 2004 to 2014. J Vet Pharmacol Ther 2016 Feb;39(1):1-15
- Delaney SJ & Fascetti AJ. Applied Veterinary Clinical Nutrition.  (ed.  Fascetti AJ and Delaney SJ.) 2012
- Meineri G., Candellone A. and Saettone V. Utilizzo dietetico degli acidi grassi polinsaturi nella terapia delle affezioni allergiche cutanee. La Settimana Veterinaria N° 1078. 26 dicembre 2018
- MS Hand, CD Thatcher, RL Remillard, P Roudebush & BJ Novotny. Small Animal Clinical  Nutrition 5th edition. ed.   2010, chapter 37
- Ogilvie GK, Fettman MJ, Mallinckrodt CH, et al: Effect of fish oil, arginine, and doxorubicin chemotherapy on remission and survival time for dogs with lymphoma: a double-blind, randomized placebo-controlled study. Cancer 2000; 88: 1916-28.


Commenti all'articolo

Lorenzi Dr. Gino - 10 febbraio 2021 alle 10:06

buongiorno, per l 'osteoartrite mi risultava 310, mi pare di ricordare

Staff MyVetDiet - 10 febbraio 2021 alle 10:40

Gentile Dott. Lorenzi ci teniamo a ringraziarla per la segnalazione.
È corretto quello che suggerisce lei, perché nella tabella riassuntiva presente nell'articolo a cui ci riferiamo, effettivamente Bauer indica 310 mg/kg di peso metabolico dell'animale. Tuttavia, all'interno dello stesso articolo, l'autore specifica che dagli studi effettuati il dosaggio minimo utile da cui partire è di 230 mg/kg di peso metabolico dell'animale.
Abbiamo, quindi, ritenuto opportuno già procedere alla modifica dell'articolo precisando quanto detto.
Per sua conoscenza le abbiamo inviato in privato l'articolo di cui parliamo.

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